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News del 19/07/2009
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Chiacchierata con il papà di don Fabrizio.
Ecco cosa abbiamo raccolto alcune sere fa', chiacchierando con il papà di don Fabrizio, rientrato mercoledì 8 luglio dal Mozambico, dopo un mese di permanenza. Le pubblichiamo così come lui ce le ha raccontate senza un ordine preciso e senza la giusta ortografia, ma con l'ordine del ricordo "emozionato" :
“E’ dura! Ero talmente preso dal lavoro che ad un certo punto non ho più capito che giorno era, se lunedì domenica o quando. Lì alle 17.30 è già buio pesto. Quando va via il sole devi correre a casa perché se no ti perdi, fai fatica a camminare per il buio e per il terreno tutto smosso. Lì sei in piena campagna, è tutta piena campagna. Il campo coltivato si dice masciamba e si trova a 8 km dalla missione. Nella masciamba ci sono le coltivazioni di fagiolini, pomodori…; gli animali : vacche 5 femmine che tra un anno potrebbero partorire e 1 maschio, maiali 6 scrofe e 2 maschi, e galline ovaiole (sono riuscito ad aggiustare l’incubatrice e in questi giorni dovrebbero nascere i nuovi pulcini); e 2 custodi che si alternano. Per arrivare alla masciamba bisogna percorre un tratto asfaltato e poi un tratto tutto sterrato. La risorsa di questa gente è la fascina di legno! La raccolgono, la vendono oppure ne fanno carbone e poi lo vendono. Ognuno, sia uomo o donna, ogni giorno parte e va a farsi la sua fascina. I più fortunati vanno in bicicletta ed è buffo vederli tornare a piedi che spingono la bici con sopra la loro fascina. Le donne, se trovano, vanno a zappare i campi o a raccogliere fagiolini, pomodori, sempre con il loro bambino sulla schiena. Non ho mai sentito un bambino piangere! Una domenica Fabrizio mi chiede :-Papà mi faresti una cassa da morto?- -Ma figurati ! Una gabbia per conigli sì che te la farei ma una cassa da morto no!- -Dai papà, il prof. non c’è , il laboratorio di falegnameria è chiuso e non c’è nessuno che la possa fare.- Era morto un giovane di 26 anni padre di 4 figli ed erano venuti a comprare la cassa in missione, perché il laboratorio di falegnameria fa e vende le casse da morto. Ho visto come sono queste casse : 4 assi di truciolato da 2 cm, senza maniglie e via. In missione ci sono : lui che fa l’economo, il direttore che ha più o meno la sua età ed è argentino, il parroco di tutte le chiese sparse nel villaggio che è più anziano ed è portoghese e si chiama padre Louis e poi c’è padre Andrea del Congo che segue i 10 pre novizi. Anche se praticamente che lavorano lì sono 3 perché il parroco è sempre in giro e si vede solo per mangiare. Le chiese sono delle baracche in mezzo alla savana. Don Fabrizio ogni domenica alle 10 dice messa in parrocchia, una bella chiesa, nel paese a 200 mt dalla missione ed è la messa dei giovani. Nel paese le uniche costruzioni in muratura che ci sono, sono la casa del sindaco, le poste, il centro medico e la missione che se la paragoni al nostro oratorio sarebbe già da buttare giù, ma almeno è in muratura. La gente abita più lontano, nelle capanne. Maputo, la capitale, è invece un paese del cavolo! Io sono partito da Milano Malpensa, ho fatto scalo a Lisbona e poi i 11 ore di volo sono arrivato a Maputo, costo totale 750 euro. All’aereoporto, quando arrivi e quando parti, devi compilare a mano un foglio con scritto chi sei, dove vai, ecc… . Io sono arrivato alle 5.30 del mattino e poi ci sono altre 2 ore di strada per arrivare alla missione e così ero preoccupato che magari Fabrizio non fosse venuto perché immaginavo a che ora si sarebbe dovuto svegliare, verso le 3 di notte e che poi avrebbe dovuto viaggiare al buio per quelle strade un po’ brutte. Alla dogana ho dovuto sganciare 20+20+10 euro per poter passare con tutta la mia roba. Probabilmente mi avevano già adocchiato e cominciavano ad aprire e rovistare e toccare e togliere roba. Lì, in missione, al mattino la sveglia è alle 5.00 con suono di tamburi, canti e quelle robe con i semi. Subito dopo padri + pre novizi + 2 o 3 orfani dicono le lodi un po’ in portoghese e un po’ in dialetto. Alle 5.30 s.messa dove ci sono all’altare tutti e 3 i sacerdoti, uno celebra ed uno concelebra. La s.messa dura 1 ora e mezza. Questi due sono gli unici momenti che sono rimasti a Fabrizio per pregare perché ha troppo da fare e non si ferma mai! Quando dice lui messa va un po’ più veloce perché il suo pensiero è a fuori dei muri della missione dove c’è la gente che lo aspetta per lavorare ed essere poi pagata. Questo ragazzo non può fare tutto lui! Alle 7 è già atteso fuori dai lavoratori che lui manda a lavorare e che poi paga. Fabrizio riesce a fare il prete solo la domenica! Quando è venuto a prendermi in aeroporto aveva il camion e sopra 20 sacchi di fagiolini e mi ha portato al mercato a vendere fagiolini. Ma siccome al mercato i bianchi non possono stare, lui si porta sempre dietro Timoteo, il prof. nero. Il giorno della partenza (l’aereo partiva a mezzanotte) alle 10 eravamo già a Maputo e abbiamo riempito un camion di roba e poi alle 17 (poco prima del buio) ci siamo fermati a far cena. Abbiamo comprato ad una bancarella una pannocchia abbrustolita e io mi sono mangiato anche un mio dente questo qui davanti. Alle 19 ho poi mandato via Fabrizio perché ero preoccupato del buio e della strada che doveva ancora fare. A mezzanotte sono poi partito. A Maputo regna il caos. Code per fare qualsiasi coda. Io accompagnavo Fabrizio a Maputo e lui mi mandava in coda dappertutto e intanto lui faceva altro. Io bianco in queste file di neri, e quando mi parlavano dicevo – italiano, non capire – A MOAMBA invece non ci sono negozi come immaginiamo noi, c’è qualche baracca fatta di 4 lamiere con 2 lattine di coca cola e birra, 4 fagiolini, 2 pomodori. Ho visto ragazzi bere l’acqua che scorre per le strade. E noi che avevamo l’acqua in missione, la biancheria bianca che lavavo me la ritrovavo rossa di terra. In missione sempre quest’acqua usano. Fanno bollire l’acqua ogni 2 giorni e poi la conservano in grandi serbatoi e vanno a prenderla con mestolo, imbuto e straccio per raccogliere le zanzare morte. Fabrizio sta bene. Mangia 2 piatti di riso e un po’ di verdura tutti i giorni e se c’è qualcosa da aggiungere aggiunge. Niente pane. Solo miglio. Il loro miglio non è quello che immaginiamo noi, piccoli chicchi che diamo da mangiare ai canarini. Il miglio sono piccole pannocchie tipo mais ma tutte bianche. Ogni famiglia ha vicino alla sua capanna 3 o 4 bastoni alti con un grande cesto di paglia in cima dove raccolgono le loro pannocchie. In alto perché non gliele mangino i topi. con un enorme mortaio 2 donne battono e fanno la farina di miglio. La terra è una terra sabbiosa che si appiccica e non viene via. Una volta asciutta sembra cemento. Ho dovuto lavare le zampe ai pulcini! Eh sì perché i pulcini razzolano nell’orto della missione e poi avevano le zampe così impregnate che non riuscivano più a camminare. Con il becco cercavano di pulirsi le zampine ma non ci riuscivano. Io li ho presi e ho immerso le loro zampine nell’acqua e li ho lavati. La mensa aveva gli scarichi otturati e Fabrizio aveva chiesto ad un tecnico che voleva rompergli tutto il pavimento per vedere e riparare. Io ho invece guardato e ho trovato che era la fossa biologica che era piena e non so perché non scaricava più. La fossa biologica è una fossa a perdere ovvero una fossa che ha dei buchi per far scaricare direttamente nel terreno. Ho fatto un po’ di buchi nell’orto e un secchio alla volta, a mano, ho scaricato la fossa sino al foro di scarico. Era tutto incrostato e bloccato. L’ho sfondato con un attrezzo che mi sono fatto io e poi ho liberato i 5 scarichi della cucina con la soda caustica. La prima settimana ho fatto manutenzione ai mezzi : 2 trattori, 1 camion, 1 fuoristrada. Quel trattore me lo sogno anche di notte! Ho insegnato al trattorista a pulire almeno i filtri così i trattori funzionano. L’ultima settimana ho dovuto occuparmi delle grondaie dell’officina che sono tutte bucate e piove dentro. Sopra alla grondaia ho messo delle lamiere conche che ho trovato lì in magazzino. Però la prossima volta non posso più lavorare da solo, ci vuole qualcuno che venga giù con me. I professori sono dipendenti statali ma vivono lì perché se hanno famiglia è solitamente lontana e perché così sono più comodi e presenti con i ragazzi. Dormono con i pipistrelli, io invece dormivo con i lucertoloni verdi di 25/30 cm. Loro tutti, ragazzi, professori, padri mi chiamavano pai che vuol dire papà. La cosa più urgente, come struttura, sono i bagni delle camere e dei ragazzi. Quando tiri l’acqua si allaga la stanza! Adesso, lì è pieno inverno. Di giorno ci sono 30° e di sera/notte dormi con 2 coperte. La mattina c’è la nebbia. Fabrizio ha più bisogno di gente che lo aiuti piuttosto che di soldi. Diciamo che ha bisogno di soldi e soprattutto di gente.”.